Epidemia ed economia: la reazione della politica economica
06 marzo 2020Roma, 6 marzo 2020 – L’emergenza sanitaria e le necessarie azioni di contenimento adottate dal governo per arginare la diffusione del coronavirus SARS-2019-nCoV hanno implicazioni negative per l’economia: la riduzione di alcuni consumi, il blocco della produzione in alcune aree circoscritte, la contrazione degli scambi internazionali hanno come conseguenza immediata la riduzione delle disponibilità finanziarie delle imprese interessate. In passato è accaduto che una crisi temporanea avesse effetti permanenti sulle imprese, determinando la cessazione di attività solide che non sono riuscite a superare una carenza improvvisa di liquidità. Per evitare che una crisi di liquidità abbia conseguenze permanenti, i primissimi provvedimenti economici del governo (con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 24 febbraio e decreto legge adottato nel Consiglio dei Ministri del 28 febbraio) sono orientati ad alleviare queste specifiche conseguenze della crisi: se sul fronte delle entrate le imprese registrano un calo degli incassi, sul fronte delle uscite si trovano sollevate dall’onere di pagare tasse, contributi previdenziali, premi assicurativi, ratei dei mutui, bollette ed eventualmente stipendi, perché possono fare ricorso agli ammortizzatori sociali quali la cassa integrazione, anche in deroga. Questo sollievo finanziario interessa anche i lavoratori e le loro famiglie: la cassa integrazione evita che la crisi temporanea abbia come conseguenza la perdita dell’occupazione; e la sospensione del pagamento di tasse, contributi, premi assicurativi, mutui e bollette riguarda anche le famiglie. Per alcuni di questi obblighi il successivo pagamento prevede la possibilità di rateizzare le somme da versare e in nessun caso contempla il pagamento degli interessi o l’applicazione di maggiorazioni.
Tuttavia, la contrazione di produzione e di fatturato indotta dalla crisi potrebbe avere conseguenze significative sul risultato economico annuale delle imprese, con effetti sulla capacità di stare sul mercato, di investire, di innovare. Per far fronte a questo aspetto della crisi, che non è finanziario – in quanto temporaneo – ma economico, il Governo sta studiando forme selettive di sostegno alle imprese. Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, ha annunciato che il Governo chiederà al Parlamento l’autorizzazione a modificare il profilo della finanza pubblica per mettere a disposizione dell’economia reale ingenti risorse da utilizzare nell’immediato (fino a 7,5 miliardi di euro, corrispondenti a deficit aggiuntivo pari a 6,3 miliardi). Queste risorse, oltre a garantire la piena funzionalità del sistema sanitario, finanzieranno gli interventi a sostegno delle imprese che rischiano la chiusura a causa della crisi. Tra queste misure è contemplata anche una moratoria sui debiti delle imprese nei confronti del sistema bancario, in modo che non si generi una stretta creditizia che acuirebbe i problemi delle aziende.
Molti economisti ipotizzano che l’emergenza globale possa generare una crisi “a V”, nel senso che il prodotto interno lordo di molti paesi sembra destinato a registrare un calo molto rapido, ma che potrebbe essere recuperato altrettanto rapidamente se la risposta delle autorità eviterà effetti permanenti. La proposta italiana di approntare politiche coordinate a livello del G7 e dell’Unione europea è stata accolta positivamente in ambienti internazionali. L’Eurogruppo, come anche il G7 in precedenza, si è riunito in teleconferenza per affrontare l’emergenza del Coronavirus, impegnandosi all’adozione coordinata delle misure necessarie a sostenere la crescita in Europa, anche attraverso adeguati stimoli di bilancio.
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