Prezzi di riferimento dei farmaci, funzione calmieratrice di Anac
I farmaci che pesano maggiormente sul Sistema Sanitario Nazionale vengono acquistati dalle Regioni rispettando i prezzi di riferimento elaborati dall’Autorità nazionale anticorruzione per razionalizzare e contenere la spesa pubblica.
È quanto emerge da una indagine dell’Anac. Anche se in oltre 4 casi su 10 (il 43,4%) si osserva uno sforamento dei prezzi di riferimento, infatti, il peso di questo gruppo di farmaci sulla spesa complessiva è piuttosto contenuto, solo il 10,7%. Per circa il 30% dei farmaci – la parte preponderante della spesa, ossia il 69,6% – invece non si rilevano sforamenti. Per il 26,4% dei farmaci, che corrispondono al 19,7% della spesa, pur rilevando alcuni sforamenti di prezzo, la spesa effettiva rimane comunque al di sotto della spesa teorica.
L’indagine
L’indagine è stata realizzata dall’Anac rilevando i prezzi praticati nel 2019, ossia l’ultimo anno pre-pandemia, rispetto ai prezzi di riferimento pubblicati nel 2014. A fronte di 21 regioni/ province autonome coinvolte nell’indagine, 19 hanno trasmesso i dati richiesti (Basilicata e Puglia non hanno fornito alcun riscontro) e solo 16 li hanno poi effettivamente convalidati (Piemonte, Marche e Provincia autonoma di Trento non hanno risposto in questa seconda fase). I dati convalidati nell’analisi sono 1.674 e si riferiscono a 106 farmaci per i quali è attualmente vigente il prezzo di riferimento. La spesa nazionale per questi farmaci ammonta a oltre un miliardo di euro.
Analisi dei dati
Per ben 32 farmaci, tutte le regioni hanno rispettato i prezzi di riferimento: si tratta del 30,2% dei farmaci che corrispondono alla maggior parte (circa il 70%) della spesa effettiva (oltre 730 milioni di euro); per 28 farmaci lo sforamento registrato in alcune regioni, non essendo particolarmente rilevante, viene compensato dal risparmio attuato dalle altre regioni: si tratta del 26,4% dei farmaci, corrispondente a una spesa effettiva di oltre 206 milioni di euro, ossia il 19,7% della spesa totale. Anche qui i prezzi di riferimento possono essere considerati ancora attuali dal momento che diverse stazioni appaltanti sono in grado di rispettarli.
Per i restanti 46 farmaci il livello di sforamento delle varie regioni non riesce a essere compensato dal comportamento virtuoso di altre e pertanto la spesa risulta superiore a quella teorica: si tratta del 43,4% dei farmaci. Per tali farmaci pertanto secondo Anac è opportuno procedere a una indagine ulteriore per valutare la revisione dei prezzi di riferimento. Tuttavia, questi farmaci incidono sulla spesa solo per il 10,7% della spesa effettiva (113 milioni di euro circa).
Secondo l’Autorità, con il coinvolgimento di Agenas, potrebbe essere opportuno intervenire solo sui prezzi di riferimento dei primi 4: Piperacillina sodica ld 33 e ld 34 (antibiotici), Paclitaxel (un farmaco per la chemioterapia) e Propofol (usato per l’anestesia). Questi assorbono circa i 2/3 dell’intero eccesso di spesa. Anche per i brevetti scaduti i prezzi di riferimento risultano obsoleti e vanno ricalcolati: attualmente numerose stazioni appaltanti acquistano a prezzi notevolmente più bassi mentre altre ancora si attengono ai prezzi di riferimento generando uno spreco nella spesa pubblica.
Conclusioni
Il mercato presidiato dai prezzi di riferimento è rilevante: assorbe oltre un miliardo di euro l’anno. La frequenza di superamento dei prezzi di riferimento è consistente. Nonostante ciò la spesa effettiva è di gran lunga al di sotto di quella teorica (spesa che si ottiene applicando i prezzi di riferimento alle quantità acquistate). I farmaci corrispondenti alla spesa complessiva maggiore si confermano essere Bevacizumab (antitumorale), Eculizumab (anticorpo monoclonale), Natalizumab (anticorpo monoclonale) e Etanercept (usato per la psoriasi, l’artrite ecc.) che tuttavia vengono acquistati rispettando i prezzi Anac.
A cura di Pier Paolo Bignami – Arug (fonte: ANAC)